L’amore di un animale: una relazione oltre la morte

L’amore di un animale: una relazione oltre la morte

di Nicole Lorenti Educatore Cinofilo e Istruttore Cinofilo Riabilitatore

Gli animali domestici “sentono” la morte, la loro e quella dei loro compagni umani. Come noi percepiscono il dolore, la malattia, la perdita e come noi vanno aiutati nei percorsi complicati dell’elaborazione del lutto.

Seppur ogni proprietario che abbia dovuto dire “addio” al proprio fedele amico possa raccontare la propria esperienza di sofferenza, poco si sa invece di cosa prova l’animale cui viene tragicamente a mancare il suo riferimento umano.

La letteratura ci ha tramandato narrazioni in cui si mette in risalto la leggendaria fedeltà dei cani, come ad esempio la storia di Argo che aspettò così a lungo il suo padrone Ulisse per poi abbandonarsi tra le braccia della morte subito dopo il suo ritorno. Più recente è la storia di Hachiko che, fino alla fine dei suoi giorni, continuò a recarsi alla stazione nell’attesa che il suo compagno umano defunto vi facesse ritorno. E sono numerose le storie e i racconti sui cani che trascorsero il resto della loro vita giacendo sulle tombe dei loro compagni umani. Gli animali hanno la consapevolezza, alla fine del loro percorso terreno, che le forze li stanno abbandonando; infatti quando sono feriti, ammalati o molto anziani e hanno la percezione della morte imminente tendono a nascondersi, allontanarsi e isolarsi proprio perché sono consapevoli del destino cui stanno andando incontro e, sentendosi deboli e vulnerabili, cercano luoghi tranquilli e protetti in cui rifugiarsi.

Il cane è noto per il suo fiuto eccellente, riconosciuto come una forma di intelligenza: non solo è in grado di annusare con raffinatezza odori a noi preclusi, ma riesce ad estrapolare delle informazioni da essi. La nostra chimica del corpo cambia continuamente e produciamo feromoni diversi a seconda del nostro stato di salute fisico e del nostro umore. Il cane dunque potendo percepire i feromoni riesce a notare tali variazioni: se siamo felici o tristi, se siamo sani o se siamo ammalati. La conoscenza di queste informazioni produrrà in lui comportamenti differenti: vale a dire che se siamo angosciati o preoccupati o ci sentiamo in ansia, il cane assorbirà a sua volta questi stati d’animo.

Se una persona è gravemente malata, di certo il suo cane sarà il primo ad accorgersene. Anche di fronte alla morte improvvisa e accidentale il cane spesso è in grado di intuire ciò che è accaduto o comunque, sentirà l’assenza prolungata della persona come un lutto.

Il cane che perde il suo riferimento umano andrà incontro ad un periodo di tristezza che potrebbe anche trasformarsi in una forma depressiva. La depressione o lo stato di apatia nel cane si manifestano con una costante voglia di dormire, scarso o nullo appetito, scarsa o nulla mobilità, svogliatezza nell’effettuare attività piacevoli come il gioco o le passeggiate. Nei confronti del cane noi occupiamo un ruolo fondamentale che corrisponde a un modello genitoriale. Quando e come il cane supererà il trauma ed elaborerà il lutto sarà solo il tempo a darci una risposta, poiché gli scenari che si prospettano possono essere molteplici a seconda del carattere del cane e della famiglia in cui è inserito.

Un cane che vive in famiglia ed è abituato ad avere una pluralità di relazioni speciali ha più possibilità di superare facilmente il lutto, soprattutto se il resto della sua vita non viene del tutto modificato. Tuttavia non sempre le cose sono così semplici. Possono verificarsi situazioni in cui il cane aveva un solo riferimento umano oppure, anche se viveva in famiglia, aveva una sola relazione speciale a discapito degli altri membri. In queste situazioni per il cane sarà più complesso elaborare il dolore e trovare un nuovo riferimento che per lui possa essere funzionale e bisognerà cominciare a instaurare un nuovo rapporto come se ci ritrovassimo punto e a capo. Per il cane sarà più facile adattarsi se la nuova persona designata ad occuparsi di lui avrà caratteristiche analoghe al precedente compagno umano e se verrà mantenuto inalterato quanto più possibile il suo stile di vita. I cani invece che manifestavano problemi comportamentali già con il precedente compagno umano (quali forme di iper-attaccamento oppure disagi nel distacco e nella separazione come ad esempio il cane che non sa rimanere a casa da solo, piange ed ha crisi di panico in assenza dei membri della famiglia) saranno i soggetti che avranno maggior difficoltà ad essere reinseriti in un contesto familiare in quanto si andrà a rinforzare il trauma già esistente del rifiuto e dell’abbandono.

 

*estratto da SOCREM News 22/2